Sono esattamente passati dodici anni ed a oggi vorrei fare una riflessione.
Nel 2012 morì sul campo di calcio di Pescara, durante una partita di serie B, il giocatore Morosini https://sport.sky.it/calcio/serie-a/2022/04/14/morosini-morte-10-anni stonacato da una crisi cardiaca. Nel 2024 a Campi Bisenzio (FI) durante la partita di calcio del campionato di eccellenza, cade a terra il giovane Giani, attaccante del Castelfiorentino, di soli 26 anni poi deceduto a Careggi l’indomani.
Il “caso Morosini” dette il via all’obbligo della presenza in campo del defibrillatore (DAE).
Successivamente la legislazione si è arricchita sino ad arrivare all’ attuale Legge 116/2021 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/08/13/21G00126/sg che definisce le “disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici” e nel Decreto del Luglio 2023 si definisce anche il tempo (3-4 minuti) dell’utilizzo, ad oggi aspettiamo con ansia il Decreto con la parte sanzionatoria.
Le statistiche che spesso vengono riportate, dove l’uso del defibrillatore (DAE) dovrebbe essere consigliato ci ricordano che a) solo il 5% delle persone si salva in assenza del DAE e di nessuno che pratica le manovre di rianimazione (MCE)
b) circa il 50 % si potrebbe salvare se in attesa dei soccorsi un astante pratica le manovre di rianimazione ma
c) il 85% può salvarsi se sono presenti entrambe le condizioni a suo favore.
Se si considera che circa 75.000 persone in Italia vengono colte da arresto cardiaco improvviso si parla di numeri veramente importanti.
Pertanto per tutti deve essere un dovere civico innanzitutto oltre un dovere legale per alcuni, essere a conoscenza di ciò che si deve fare in caso di una emergenza sanitaria come questa citata.
Un esempio a tal favore è il caso del calciatore della nazionale danese Eriksen, che il 13 giugno 2021 durante una partita dell’ europeo si accascia al suolo ma viene salvato da un tempestivo intervento; https://www.ansa.it/europei_2020/notizie/2021/06/11/europei-danimarca-finlandia-il-match-delle-prime-volte_549a44b2-cd38-49b4-8645-0759056a0f30.html
Sicuramente si muore anche in ospedale, in terapia intensiva, ma invito a fare una riflessione sull’ uso del defibrillatore e su quel 85% di cui ho scritto sopra.
Le cronache e le storie sono di tanti casi successi negli anni, risoltisi bene o purtroppo male.
Durante i corsi di alta qualità BLSD che noi svolgiamo, viene ampiamente spiegato che il DAE dapprima analizza per poter accedere poi, eventualmente alla scarica (solo se vengono riscontrate due tipi di fibrillazione), ma se non lo chiediamo se non lo accendiamo e non applichiamo le piastre, passati quei pochi istanti il tutto sarà inutile.
Al fine di migliorare la propria performance, all’ allievo si evidenzia e si fa provare il corretto massaggio cardiaco (MCE) sul manichino più e più volte. Vengono utilizzati delicati e costosi manichini di ultima generazione (QCPR) collegati a device che permettono di visualizzare la propria prova quindi per ottenere il miglior feedback con l’istruttore.
Non entro volutamente nel giudizio del disgraziato evento, sulle capacità o sui tempi di intervento ma nelle recenti cronache si può leggere che i familiari dichiarano che procederanno per le vie legali. https://www.ilmessaggero.it/persone/mattia_giani_il_papa_nessuno_sapeva_usare_il_defibrillatore_che_e_arrivato_in_un_secondo_momento-8063144.html e la Procura della Repubblica aprirà un fascicolo per omicidio colposo e quindi sarà svolta l’ autopsia.
Probabilmente dei dubbi vi sono e delle risposte andranno date.