Il trauma nel lattante e il suo futuro
È necessario dare qualcosa in più
Premessa
Il lattante (a livello convenzionale) viene considerato un bambino da 0 a 12 mesi. Questo primo anno di vita è un periodo di alta fragilità per il piccolo uomo. Il cervello cresce, nel primo anno di vita di quasi tre volte, raggiungendo alla fine dei 12 mesi circa i due terzi delle dimensioni di quello adulto. La crescita staturo ponedrale è eccezionale (da 3.00 -3.200 kg a 10 kg e come altezza da 48-50 cm a 75 cm circa in 12 mesi e questo dinamismo non avverrà mai più nel corso della vita e poi le innumerevoli suggestioni giornaliere e gli stimoli relazionali che il lattante deve rielaborare e la formazione di sinapsi quasi incessante richiedono elevate dosi di specifici nutrienti e di energia in un lattante sano. Non tutti i lattanti sono sani. Ogni anno nascono in Italia oltre 30.000 neonati prematuri, cioè prima della 37/ma settimana di gestazione, pari al 7% circa delle nascite. Secondo il rapporto UNICEF-OMS-PMNCH pubblicato il 10 maggio 2023, si stima che 13,4 milioni di bambini siano nati prematuri nel 2020 e che quasi 1 milione sia morto a causa di complicanze dovute al parto pretermine. Ciò equivale a circa 1 bambino su 10 che nasce prematuramente (prima di 37 settimane di gravidanza) in tutto il mondo. Il rapporto “Nato troppo presto: un decennio di azione sulla nascita pretermine” (Born too soon: decade of action on preterm birth), realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) insieme a PMNCH – la più grande alleanza mondiale per le donne, i bambini e gli adolescenti – lancia l’allarme sull’emergenza silenziosa della nascita prematura, a lungo sottovalutata nella sua portata e gravità, che sta ostacolando i progressi nel miglioramento della salute e della sopravvivenza dei bambini. Il prematuro è più soggetto a malattie cardiorespiratorie e loro complicazioni (asma, dispnee, morte improvvisa) e in più va incontro a disabilità e più facilmente a malattie respiratorie, cardiache nei primi anni di vita e nel futuro quando incombono anche le patologie neurodegenerative. Ricordo solo lo studio (2020) su “Nature”: Survival of the littlest: the long-term impacts of being born extremely early”. Babies born before 28 weeks of gestation are surviving into adulthood at higher rates than ever, and scientists are checking in on their health. (Amber Dance – 2 giugno 2020- vol. 582 P. 20-23). Le percentuali delle malattie cardiorepsiratorie per i neonati precoci sono intorno al 68% contro il 18% per gli altri (neonati nati a termine). Dati simili sono stati registrati anche in uno studio condotto dal progetto inglese EPICure, che si occupa da diversi anni di monitorare lo sviluppo dei neonati prematuri: il 60% soffre, all’età di diciannove anni, di disturbi legati all’area neuropsicologica (https://www.ucl.ac.uk/womens-health/research/neonatology/epicure). Inoltre la nascita prematura è oggi la principale causa di morte fra i bambini, essendo responsabile di oltre 1 su 5 di tutti i decessi di bambini avvenuti prima del quinto compleanno.
Il trauma, i traumi
I traumi con la “T maiuscola” sono- nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali, Quinta Edizione (DSM – 5)- quelle esperienze che possono portare al Disturbo da Stress Post traumatico (PTSD): esperienze catastrofiche quali disastri naturali, violenze subite o assistite (sindrome del bambino maltrattato), gravi incidenti; in generale esperienze di orrore, paura per la propria incolumità o dolore opprimente, accompagnate da senso di impotenza, attacco d’asma acuto con problemi respiratori da emergenza medica, oppure problemi di soffocamento da cibo o altri problemi che mettono in forse la vita del neonato. I traumi con la “t minuscola” sono invece quelle esperienze negative relazionali, come mancanza di sintonizzazione emotiva, trascuratezza, critiche e comportamenti che portano a sperimentare stati di impotenza, vergogna, umiliazione, mancanza di speranza.
Rammento (en passant) le 5 ferite più importanti che il bambino può subire nell’ambiente familiare: rifiuto, abbandono, umiliazione, tradimento, imgiustizia (Lise Bourbeau, le 5 ferite – vol.II- Amrita ed.).
Queste ferite saranno oggetto di un ulteriore articolo di approfondimento. Nel neonato il trauma è diretto ma può essere anche indiretto (il bambino ne subisce in conseguenza di un problema traumatico a un genitore). Eventi traumatici e pericolosi per la vita possono includere incidenti d’auto, incendi boschivi, malattie improvvise, morti traumatiche in famiglia, crimini, abusi o violenza nella comunità.
Il neonato in emergenza
Come volontario dell’Associazione “salvavita” a Prato e come pediatra mi rendo conto che il PBLS-d, può salvare la vita a tanti neonati. Forse (a mio parere… senza forse) l’attività di aiuto non finisce nella semplice emergenza salvando una vita. Il bambino tramite il BLS-d riprende, a respirare, a muoversi, a piangere, a dare segni della sua esistenza e della sua vitalità. La vitalità è un primo passo per vivere e la vita non è vita se non si vive bene ma una semplice esistenza.
Molte persone pensano o credono che i neonati non ricordino gli eventi traumatici. In realtà, tutto ciò che coinvolge i bambini più grandi e gli adulti in una famiglia può avere un impatto anche sui neonati, i quali però potrebbero non essere in grado di mostrare direttamente le proprie reazioni, come invece possono fare i bambini più grandi. Dobbiamo avere in mente che un neonato che subisce un trauma (fisico, psichico, ambientale e relazionale) può andare incontro a problemi dello sviluppo in molte aree (linguaggio, attività motorie, gestione delle emozioni, disarmonia nelle abilità fisiche e sociali e problemi di attaccamento e legame con i genitori e (last but not least ultimo ma non per importanza) alterazioni neurologiche e mentali..
Nei neonati l’arresto cardiaco è più frequentemente causato da una malattia respiratoria o neurologica o circolatoria o da un trauma che provocano una progressiva mancanza di ossigeno in tutto il corpo che quando diventa critica determina perdita di coscienza, il respiro si ferma e il cuore smette di battere. Solo in pochi casi l’arresto cardiaco nel bambino avviene per malattie a carico del cuore come
nell’adulto: bambini con malformazioni cardiache presenti alla nascita o bambini già operati al cuore. In queste situazioni l’impiego di un defibrillatore semiautomatico (DAE) in tempi rapidi può essere efficace nella ripresa di circolo spontaneo.
Prevenzione
Informare e istruire la popolazione per prevenire o affrontare queste situazioni evitando gravi complicazioni fisiche, mentali, relazionali per il futuro è il compito di ognuno di noi. In questo caso veramente salviamo una vita nella sua integrità. “No man is an island” (nessun uomo è una isola) scriveva il poeta inglese John Donne (Londra, 1572 – 1631) nella lirica Meditazione XVII (Devotions Upon Emergent Occasions – 1624).
Dobbiamo prevenire il disturbo dell’identità del Sé. Il neonato nella fase dello specchio (6 – 18 mesi) inizia riconoscersi e si vede distinto dagli altri… il nostro lavoro può servire per evitare che perda questa capacità profonda e ritrovarsi con un io frammentato e diviso. Dobbiamo evitare che il neonato possa avere un disturbo di comunicazione (ritardo del linguaggio sia verbale che non verbale), che perda il senso dell’aventura e la conquista dell’ambiente, che si trova bloccato da un deficit della memoria autobiografica, e subire la distruzione delle competenze relazionali. Il disturbo post traumatico da stress colpisce anche il lattante in maniera drammatica che facilmente può portare con sé le ferite nel suo futuro. Per questo oltre a un intervento di un istruttore o di un volontario che ha fatto un corso di PBLS- d ci vuole sulla scena dell’emergenza e sul ricovero posteriore uno psicologo esperto che illumina i genitori o il caregiver a capire e possa guidarli nei momenti critici della sofferenza e della guarigione.
È fondamentale nel primo anno di vita essere presenti con regolarità per Lui (il piccolo grande uomo), sempre, ma molto di più in questo periodo di ansia, dolore, paura e angoscia e solitudine.
Bisogna offrire al piccolo lattante che ha subito un intervento di rianimazione “basic”, un aiuto in “progress” con la quadrilogia della qualità del rapporto umano, come una bussola amica dell’attaccamento e dell’affetto profondo: protezione, comprensione, conforto e sicurezza.
Un augurio e la speranza
Dobbiamo capire che l’universo del neonato è più complesso di quando si pensi solitamente. Dobbiamo evitare di rompere il rapporto tra genetica ed epigenetica in senso negativo a seguito del trauma, per evitare che il trauma nel lattante oltre a situazioni contingenti imprevedibili possa essere devastante per il futuro nel modulare la personalità individuale. Noi siamo operatori in prima linea per salvare una vita ma dobbiamo essere operatori a distanza (se abbiamo un’anima universale che considera tutti come fratelli) per salvare l’esistenza del neonato cioè una seconda vita, una rinascita. Non dobbiamo perdere il “fanciullino” che è dentro di noi come diceva il grande poeta Pascoli. Il “Fanciullino” pubblicato dal poeta la prima volta nel 1897 ha il titolo che deriva da un passo del “Fedone” di Platone: Cebes Tebano, pensando alla morte di Socrate che stava per bere la cicuta, si mette a piangere. Socrate lo rimprovera per quel pianto e Cebes si scusa dicendo che non è lui che piange ma il fanciullino che è in lui. Il punto di partenza della riflessione del Pascoli è l’idea della presenza della morte nella vita dell’uomo. L’alternativa alla morte è la rinascita interiore attraverso la poesia, la creatività, il senso della bellezza, dell’immaginario vissuto con stupore, meraviglia e gaudio dell’infinito che solo il bambino ha nella sua mente.
Invito ognuno di noi a dare un contributo in più per i neonati, con la speranza di offrire una opportunità a coloro che noi salviamo nella esperienza quotidiana, sia attraverso una prevenzione efficace che possiamo fare attivamente verso le persone adulte e i genitori (gratuitamente nei circoli, associazioni varie, nuclei familiari … ecc.) che attraverso il pensiero magico d’amore che dobbiamo avere verso un neonato. Non potrò mai dimenticare la frase scritta sul portone del vecchio Meyer quando salendo i gradini entrai in clinica pediatrica molti anni fa iniziando gli studi per il mio lavoro professionale, e mi trovai a leggere di fronte a me, un verso del poeta romano Giovenale: “Maxima debetur pueri reverentia” – satire XIV, 47 – (verso i bambini bisogna avere il massimo rispetto).
Angelo Vigliotti
Medico Pediatra e Psicoterapeuta
Volontario Associazione Salva Vita